Dopo
il successo riscosso nel 2007 con “Lost in Beijing”, la prolifica
regista e sceneggiatrice cinese Li Yu ci delizia con la sua ultima
fatica, intitolata “Buddha Mountain”, in cui si intrecciano, in
tipico stile inarrituiano,
le vite di quattro personaggi: Nan Feng, Ding
Bo e Fei Zao, tre amici inseparabili che tentano di sbarcare il
lunario tra divertimento e lavoro in una Pechino sempre più caotica;
e la signora Chang a cui è morto recentemente un figlio in un
incidente stradale. L'atipico gruppo incrocia la propria strada
quando iniziano un improbabile convivenza nella casa di quest'ultima
che darà vita ad un inevitabile scontro generazionale in cui
emergeranno profondi e pregressi problemi familiari, rapporti tesi
tra padri e figli e il marcato alone mai dissipato della morte che
avvolge prepotentemente l'appartamento. Proprio
da queste precarie condizioni nascerà una incredibile e profonda
complicità tra i due gruppi che immancabilmente ricorderà il
fondamentale rapporto genitori/figli di cui i quattro protagonisti
erano da tempo privi.
A
livello registico una prova convincente e di maturità che dimostra
l'evoluzione compiuta dall'autrice cinese rispetto al film precedente
in cui sembrava soggiogata dalla fugacità e dalla moltitudine di una
Pechino perennemente in movimento. Una regia decisa che mette in
ritmo un ottimo cast in cui emerge nuovamente la bravura dell'attrice
feticcio Fan Bingbing.
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